Lo scorso novembre Enrico Camosci ha giocato per la prima volta gli eventi delle Triton SHR Series, il circuito di poker live più esclusivo del pianeta. Al suo esordio assoluto il bolognese ha trovato subito un secondo posto confermando il marchio del 'predestinato' che sembra portarsi appresso.
Dopo la positiva prima volta a Montecarlo, il mese scorso Enrico ha partecipato anche alla tappa coreana del circuito riuscendo sempre a lasciare il segno.
In un video pubblicato sul canale YouTube della piattaforma di trading online che lo sponsorizza, Camosci ha raccontato la sua prima volta alle Triton SHR Series.
In questo Articolo:
Il fascino delle Triton
All'inizio del video Camosci racconta l'aura che circonda il circuito High Roller e cosa esso rappresenta per lui.
"Le Triton Poker Series sono il culmine del poker, ci sono i migliori giocatori del mondo, il modo più facile di descriverlo sarebbe chiamandolo la Coppa del Mondo di Poker, o la Champions League del Poker, non solo perché ci sono i più forti ma anche perché c'è la migliore produzione, i migliori dealer, il miglior staff e secondo me anche il miglior tournament director, quindi è la miglior partita del mondo per i giocatori"
Enrico spiega che la decisione di partecipare al circuito non risponde a criteri prettamente economici.
"Non direi che questa partita significa profitto, perché se calcoli il tuo profit medio non è così alto. Quindi partecipare alle Triton SHRS è un mix di divertimento, di competizione perché giochi contro i più forti del mondo, la maggior parte di loro sono qui quindi è un buon allenamento. Voglio dire, puoi anche fare soldi ma non diventi sicuramente ricco giocando queste series, ok ovviamente dipende da quanto sei fortunato. Tutto è super aggiornato qui, tutto fatto ultra bene. Abbiamo cibo gratis, siamo trattati coi guanti bianchi, mi piace questa attenzione nei confronti dei clienti. L'atmosfera che percepisco mentre gioco è questa: che i giocatori si divertono"
Enrico spiega anche i motivi per cui ha deciso di schierarsi al circuito.
"Ho avuto un anno veramente buono di recente quindi ho più soldi nel bankroll e più investitori e questa è la ragione per cui adesso sono qui per la prima volta. Sono contento, sono eccitato, giocherò queste series per la prima volta. Tutti mi hanno detto che sono meravigliose, e in effetti da quanto ho potuto vedere dagli streaming è effettivamente così. Voglio vedere se le mie aspettative saranno soddisfatte o no."
Un day 1 ripreso strada facendo
Camosci inizia poi il racconto del primo torneo Triton giocato, che non è iniziato sotto i migliori auspici. Fortunatamente le cose si sono poi sistemate strada facendo.
"Non è iniziata al meglio. Ho già sparato due bullet e ora vado in pausa cena e sono pronto a entrare in registrazione tardiva ancora una volta. Fortunatamente ho costruito un grande stack per il day 2. Nelle ultime mani di giornata ho vinto con A-K contro i Re di Foxen e ora sono secondo nel chipcount. Vediamo cosa succede domani."
L'approdo al tavolo finale
Nel day 2 di Enrico Camosci risulta decisivo uno showdown a 12 left.
"Ho messo il mio torneo a rischio a 12 left quando ho openjammato A9 da small blind e big blind ha chiamato con KJo. Avevo 17 big blind ed è sceso un flop Q-T-3. Per fortuna al turn e al river non ho trovato nessuna coppia e ho vinto la mano. Con questo stack sono riuscito a raggiungere il tavolo finale, non molto deep ma vivo."
Il triple-up decisivo
Al tavolo finale Camosci si accorcia sempre di più, finché non trova un provvidenziale triple-up che lo rimette in carreggiata.
"Al tavolo finale mi trovo drawing dead finché non ho solo tre big blind dopo aver passato tutto il tempo a foldare. Ho tre bb ma l'average è molto basso quindi non sono così lontano dagli altri. Jammo A3o da bottone e vengono chiamato da small blind e big blind."
Enrico triplica il suo stack grazie a una scala chiusa al river:
"Adesso ho 8bb ma hanno molto valore perché lo stack medio ora è molto molto basso, molto più basso di prima, quindi 8.5 big blinds sono uno stack decente, ovviamente sono tra gli ultimi del chipcount ma è ancora uno stack decente e poi sì, vinco coi Re contro K-J, sono davvero fortunato a trovare questo setup in cui ho il 90% di equity e dopo questo showdown rientro 'back in business' con il terzo stack in gioco."
Con uno stack che si rinvigorisce ulteriormente, Enrico può finalmente applicare il suo gioco aggressivo.
"Poi elimino il tipo contro cui avevo raddoppiato (Dominkyas Mikolaitis, ndr) con coppia di nove contro Q6s. Se non sbaglio lui jamma da small blind per dieci big blinds, quindi è un cooler ovviamente Alla fine di questa mano mi trovo con uno stack giocabile che mi permette di esercitare pressione: posso rilanciare, posso flattare, posso tribettare ed è esattamente quello che faccio. Mi metto a giocare sugli avversari e sulle mie carte, questo è il modo in cui gioco, aggressivamente. Metto pressione agli avversari che sentono pressione, a volte sono io a sentire pressione quando non ho un buono stack, ma ora che sono chipleader faccio il mio lavoro mettendo pressione agli altri."
Come pensa Enrico a mano in corso
In questo punto del video Camosci spiega come ragiona durante le mani nei tornei di poker live.
"Normalmente prendo il tempo che serve per le mie decisioni perché non mi piace pensare solamente alla mano che ho e a cosa ci posso fare, penso anche al mio range. Penso più che posso durante le mani perché spesso non sono focused, mi distraggo facilmente, ma quando sto giocando una mano divento super attento, penso a tutte le potenziali strategie che posso mettere in atto, a come posso giocare le diverse combo. Poi capisco qual è il miglior sizing che posso intavolare e l'annuncio. In questo processo conto il pot, di solito in big blinds, e poi uso il resto del tempo per pensare alla strategia ottimale. Quindi penso molto quando sono super attento."
Questa attenzione al minimo dettaglio è figlia di un approccio allo studio che rasenta il maniacale e che Enrico descrive così:
"Amo studiare il gioco, ovviamente, mi piace capire il gioco il più che posso. E' parte della mia routine quotidiana. Ogni giorno mi alzo e guardo qualche simulazione sul laptop. Analizzo i miei dati o altro, basicamente so a sensazione quali sono le strategie standard da applicare sui diversi board, e tutte le azioni diverse, ma quando siamo in un tavolo finale ci sono altre considerazioni da fare. C'è l'ICM da considerare ed è più sfidante pensare a come costruisci i range postflop considerando l'ICM. E' più una cosa che senti di una cosa che memorizzi. Perchè ci sono così tanti scenari quando arrivi al river, gli scenari possibili sono praticamente infiniti e quindi non puoi memorizzarli tutti e non puoi neanche semplificarli. In realtà si può semplificare, ci sto lavorando molto a cercare di semplificare cose che sono molto difficili da semplificare. Ma normalmente vai a sensazione su tutti gli scenari che hai visto e su cui hai pensato in passato, senti quale è la mossa corretta."
Nei prossimi giorni pubblicheremo la seconda parte del diario Triton SHR Series di Enrico Camosci in cui il bolognese racconta le mani decisive per il secondo posto finale nel torneo.